Bergamo, 17 marzo 2022 – Metodo patrimoniale
La valutazione secondo il metodo patrimoniale è la più semplice e veloce, nonché la più datata.
In questo criterio l’elemento essenziale è il Bilancio.
Bilancio che dovrà essere revisionato per verificare che gli elementi attivi e passivi siano indicati correttamente, rispettando i “principi contabili”.
Una volta verificatone l’applicazione si procederà a rettificare e integrare le voci di bilancio, fino ad ottenere un prospetto in cui le attività e passività siano valutate al valore corrente, cioè al valore reale alla data di riferimento della stima.
Ottenuto ciò, si farà la differenza tra attivo e passivo e il risultato darà il patrimonio netto rettificato, nonché il valore effettivo dell’azienda in quel momento.
Di metodo patrimoniale ne esistono poi due diversi tipi, a seconda che considerino o meno le attività intangibili non iscritte nell’ultimo bilancio. Il metodo si divide in:
- METODO PATRIMONIALE SEMPLICE, se considera solo gli elementi del bilancio e
- METODO PATRIMONIALE COMPLESSO, se invece comprende anche le grandezze immateriali non iscritte.
Okay sintetizzato così sembra tutto abbastanza semplice, ma nella pratica, per raggiungere il valore corrente, bisogna scegliere tra una serie di criteri di valutazione e ciò, non è sempre immediato.
Di seguito descriverò le varie alternative principali.
Ma prima, partiamo dai due diversi metodi patrimoniali.
Metodo patrimoniale semplice
Partendo dal bilancio, la valutazione patrimoniale semplice avviene scomponendo il patrimonio aziendale in singole attività e passività.
Una volta scomposto si procederà integrando o rettificando le componenti del bilancio d’esercizio, in aumento o in diminuzione, in funzione di eventuali differenze fra i valori iscritti a bilancio e i valori correnti individuati dalla stima.

Il valore risultante viene chiamato patrimonio netto rettificato, e rappresenta il valore dell’azienda alla data di riferimento.
Metodo patrimoniale complesso
Il metodo patrimoniale complesso, invece, è simile al precedente ma viene poi integrato con un ulteriore passaggio.

Partendo dal patrimonio netto rettificato, calcolato con il metodo patrimoniale semplice, si procede sommando il valore dei beni immateriali formatosi internamente e non contabilizzati in bilancio. Esempi sono: avviamento, brevetti, costi di ricerca e sviluppo, concessioni o licenze, marchi.
Nel caso in cui si decidesse di considerare queste grandezze immateriali bisognerà verificare la non sovrapposizione con intangibili già identificati e, infine, motivare la scelta di includere tali elementi nella valutazione.
Ora, descritti i due metodi patrimoniali, passiamo ad analizzare i diversi criteri di valutazione utilizzabili per stimare il valore corrente.
Criteri di valutazione
I criteri di valutazione vengono utilizzati per la stima dei valori correnti.
Stima che verrà effettuata su tutti gli elementi attivi e passivi presenti nel bilancio d’esercizio. Oltre a questi, si integreranno anche le componenti escluse dal bilancio per ragioni civilistiche o fiscali.
Iniziamo ora ad analizzare una ad una, le componenti principali.
Impianti e macchinari
Gli impianti e macchinari sono tutti quei beni ad uso durevole, che vengono impiegati dall’impresa in ambito produttivo e, quindi, non destinati alla vendita o trasformazione.
Per determinare il valore corrente di questi beni si possono utilizzare tre diverse metodologie:
- METODICA DI MERCATO (market approach): il valore si stima analizzando compravendite recenti di beni simili. Nel caso in cui non vi siano transazioni comparabili conviene optare per un’altra metodica e se ciò non fosse possibile, eccezionalmente, si procederà a rettificare i prezzi di mercato in base alle caratteristiche specifiche del bene oggetto di stima.
- METODICA DEL COSTO (cost approach): Si basa sul principio di sostituzione, consiste cioè nella somma di tutti quei costi necessari per riprodurre esattamente il bene, tenendo conto del deperimento fisico e della sua vita utile residua. Generalmente si parte stimando il valore del bene a nuovo e poi, sulla base della sua obsolescenza, si determina il valore del bene nel suo stato d’uso corrente.
- METODICA DEI FLUSSI DI RISULTATO ATTESO (income approach): si basa sulle aspettative di flussi di cassa/reddito derivanti dall’impianto funzionante. Questi futuri benefici economici attesi dovranno poi essere attualizzati per un tasso di sconto.
Immobili
Anche nel caso degli immobili, come per gli impianti e macchinari, le principali metriche di valutazione impiegate sono il market approach, cost approach e income approach.
I criteri di applicazione sono poi gli stessi visti in precedenza.
In questo caso, però, alla valutazione spesso vi partecipa un terzo esperto immobiliare, il cui compito sarà stimare il valore degli immobili. Tuttavia, la sua attività rimarrà comunque ausiliare a quella del perito valutatore, il quale rimarrà responsabile per il coordinamento e la buona riuscita dell’intera valutazione aziendale.
Beni in leasing
Nella trattazione dei beni in leasing bisogna fare una distinzione tra leasing operativo e finanziario, perché questi richiedono metodologie completamente differenti.
- Il LEASING OPERATIVO è un contratto mediante il quale un soggetto riceve il godimento di un bene dietro pagamento di un canone periodico.
In questo caso possiamo paragonarlo a un affitto, dato che la proprietà e i rischi ad essi connessi rimangono in capo al locatore.
Il locatario, nel nostro caso l’azienda oggetto di valutazione, non avendone la proprietà, non potrà considerare il valore di questi beni all’interno del proprio patrimonio netto rettificato. Potrà, tuttavia, assegnare un valore a questi contratti, nel caso in cui sia previsto un canone inferiore rispetto a quello che oggi il mercato richiederebbe per stipularne uno nuovo.
Per calcolare questo valore si considererà il valore attuale di una rendita.

Alla formula si inseriranno il canone periodico (R), il tasso di interesse richiesto (i) e il numero di rate (n). Fatta questa operazione sia per il contratto attuale che per il contratto standard oggi richiesto. Si farà la differenza tra i due, e se il primo avrà un valore superiore al secondo, la differenza potrà essere iscritta come rettifica attiva, andando ad incrementare il patrimonio netto rettificato.
- Il LEASING FINANZIARIO, invece, prevede subito il trasferimento dei rischi in capo all’utilizzatore, il quale, dietro pagamento di canoni periodici potrà godere del bene e, a scadenza del contratto, acquisirne la proprietà a un prezzo di riscatto prestabilito.
Qui la valutazione avviene confrontando il valore corrente del bene con il suo valore netto contabile.
Quest’ultimo si calcola partendo dal valore originario del contratto, calcolato tramite l’attualizzazione dei flussi in uscita previsti, al quale si sottrarranno eventuali quote di ammortamento per il periodo già trascorso.
Il confronto tra i due permetterà di individuare eventuali rettifiche.
Partecipazioni
Nel caso in cui si disponga di un bilancio consolidato, si può far riferimento a quest’ultimo dato che il valore è già espresso. Si procederà, tuttavia, a un’analisi di verifica per essere certi che il valore sia corretto alla data attuale.
In sua assenza, invece, bisognerà procedere a stimare la seguente voce.
Ma come fare?
Le partecipazioni vengono valutate come elementi patrimoniali autonomi e ciò può avvenire in due diversi modi, a seconda che si tratti di:
- PARTECIPAZIONI DI CONTROLLO: il valore corrente della partecipazione sarà composta da due parti. Una prima parte che esprimerà il valore dell’azienda, riportandolo pro quota in percentuale alla partecipazione detenuta, e una seconda parte in cui si sommerà un premio di controllo dato dalle possibili sinergie presenti tra le due società. Queste sinergie possono consistere in vantaggi operati o finanziari ottenibili dalla partecipazione.
- PARTECIPAZIONI NON DI CONTROLLO: in questo caso si procederà sempre stimando il valore dell’azienda, applicando il criterio di valutazione più opportuno. Ad esempio, si può procedere attraverso una stima del valore sulla base dei dividendi attesi o utilizzare il prezzo di cessione della partecipazione (prezzo di mercato), se disponibile. Questo tipo di valutazione è spesso più problematica per le maggiori difficoltà richieste nel reperire le informazioni necessarie.
Particolare attenzione andrà poi prestata ai debiti e crediti infragruppo, tenendo conto della solvibilità creditizia di controllante e/o controllata.
Beni immateriali
I beni immateriali sono tutte quelle attività non tangibili in grado di generare benefici economici a chi li possiede. Essi si dividono in:
- Beni immateriali identificabili o specifici;
- Beni immateriali non identificabili o generici (come l’avviamento).
Esempi sono: marchi, brevetti, database, nomi commerciali, accordi di non concorrenza, relazioni contrattuali particolarmente vantaggiose, diritti d’autore, software, know how, avviamento, …
Anche per la valutazione dei beni immateriali è possibile ricorrere alle tre metodologie viste in precedenza: metodica di mercato, metodica del costo e metodica dei flussi di risultato attesi.
La selezione di uno di questi criteri dipenderà dalle caratteristiche del bene, dalla sua riproducibilità, dalla natura dei benefici ottenibili e dall’esistenza o meno di un mercato di riferimento.
Infine, la valutazione dei beni immateriali ricopre un ruolo essenziale nel caso in cui si decida di adottare il metodo patrimoniale complesso. Qui l’analisi si estenderà anche ai beni immateriali che non appaiono tra le voci di bilancio.
Magazzino
La valutazione delle scorte, o più semplicemente del magazzino, richiede una conoscenza del processo produttivo, della struttura dei costi, dei prezzi e dei mercati di sbocco dell’azienda.
Tutte queste informazioni servono per comprendere il funzionamento delle rimanenze.
Rimanenze che richiedono specifici criteri di valutazione e, a seconda della categoria, avremo:
- MATERIE PRIME: costo di sostituzione o metodo FIFO.
- PRODOTTI IN CORSO O SEMILAVORATI: valore di mercato (al netto delle spese di vendita e dei costi di ultimazione) o costo di produzione.
- PRODOTTI FINITI: valore di mercato (al netto delle spese di vendita) o costo di produzione.
- MERCI: prezzo corrente o costo di sostituzione.
- PRODOTTI FUORI CATALOGO, OBSOLETI o a LENTO RIGIRO: valore di realizzo a stralcio o in blocco.
- COMMESSE IN CORSO: costo di produzione o, se inferiore, useremo una valutazione proporzionale al ricavo (% in base al SAL).
Crediti
Nel rispetto del principio contabile OIC 15, anche nella valutazione d’azienda, i crediti vengono quantificati al valore di presumibile realizzo. Attività che può essere svolta in modo:
- ANALITICO, si procede verificando la solvibilità creditizia di ogni singolo debitore. Ciò consiste nella verifica della situazione finanziaria, età del credito, dati economici negativi, passati inadempimenti contrattuali (insolvenze o ritardi nei pagamenti) o eventuali procedure concorsuali in capo al debitore.
- SINTETICO, si calcola una percentuale media di insolvenza che l’azienda ha subito negli ultimi anni. Questa percentuale si userà poi in diminuzione dei crediti.
Nel caso di crediti a medio – lungo termine (scadenza superiore a 1 anno) bisognerà considerare la loro rilevazione al criterio del costo ammortizzato.
Passività
Le passività consistono in una serie di impegni contratti dal debitore durante l’esercizio della propria attività economica, i quali dovranno essere adempiuti entro una data scadenza.
Nell’ambito della valutazione patrimoniale possiamo quantificarli come l’importo che il debitore dovrà pagare, alla data di valutazione, per trasferire i propri impegni a una terza parte.
Per far questo potremo suddividerli in:
- PASSIVITÀ CON ATTIVITÀ CORRISPONDENTI: In questa categoria vi rientrano tutte quelle passività che possono teoricamente essere replicabili con attività quotate. Il loro valore sarà uguale al valore dell’attività, il quale sarà determinato in base alla sua quotazione o, se non disponibile, in base ai dati di mercato ritenuti significativi. Un esempio di passività con attività corrispondenti sono le obbligazioni societarie.
- PASSIVITÀ SENZA ATTIVITÀ CORRISPONDENTI: in questo caso il valore sarà dato dal cash flow richiesto per adempiere la prestazione dovuta.
- PASSIVITÀ POTENZIALI: sono tutte quelle passività la cui prestazione è dovuta solo al verificarsi di un certo evento prestabilito (“Trigger”). Visti i presupposti, la stima dovrà considerare la probabilità che il trigger si verificarsi.
Conclusioni sul Metodo Patrimoniale
Procedimento:
1) Revisionare il bilancio per verificare la corretta applicazione dei principi contabili;
2) Stimare le attività e passività al loro valore corrente, seguendo i criteri di valutazione;
3) Integrare e rettificare le componenti del bilancio d’esercizio;
4) Sottrarre dall’attivo il passivo.
Nel caso in cui si optasse per il metodo patrimoniale complesso, al punto 2 bisognerà anche considerare l’eventuale valore dei beni immateriali non iscritti in bilancio.
Bene siamo arrivati alla fine di questo articolo, volto a descrivere un metodo che viene ancora oggi utilizzato nella valutazione di aziende immobiliari o holding finanziarie, nelle operazioni di trasformazione o liquidazione, nelle verifiche fiscali (solo quando il rendimento atteso del capitale è in linea con quello mercato) o più semplicemente come metodo di verifica.
Per conoscere anche gli altri metodi di valutazione o per capire come costruire una buona base informativa, ti lascio a un mio altro articolo: